Alle 10.30, culto di Pasqua con santa cena. Testo di predicazione: Luca 24,13-35 (ascolta l’audio).
Nel cuore della notte (Christine Pedotti)
Come possiamo celebrare la Pasqua quando il mondo è immerso in così gravi conflitti, drammi e dolori? Eppure vorremmo tanto gioire, trovare in questa stagione i colori della primavera, del rinnovamento, della leggerezza. Ma non ci stiamo forse ingannando sul vero significato della Pasqua? Infatti, se guardiamo allo stato del mondo al tempo della morte di Gesù, è difficile non trovare elementi in comune con il mondo di oggi. La tragedia, purtroppo, non ha età. Un Paese invaso e occupato, leader civili e religiosi che di solito sono dei codardi. Amici senza coraggio, traditori, vigliacchi. In quel giorno di esecuzione a Gerusalemme, c’è una sorta di cristallizzazione del male, della stupidità, della viltà, dell’ingiustizia e della menzogna. Si potrebbe dire: sì, ma c’è la mattina di Pasqua. È così semplice? La luce di quel mattino non è un abbaglio. È una luce che arriva come un sussurro, quasi ancora un barlume, tenue, fragile, una luce che si insinua nel cuore del lutto e della tristezza delle donne che si sono recate al sepolcro alle soglie del giorno. Non c’è glamour qui, non ci sono effetti magniloquenti, solo una sorta di balbettio. Parole che cercano di catturare ciò che la ragione non può afferrare, ciò che la speranza non può contenere. La Pasqua non è una medicazione sulle nostre miserie, né un antidolorifico, né una consolazione per alleviare le pene del tempo. La Pasqua non cancella né le ferite né il dolore. Come prova, il Cristo risorto porta sul corpo i segni delle torture. Eppure, questa piccola luce si fa strada nei nostri cuori. All’alba fa correre le donne, la sera i discepoli di Emmaus. Forse può far correre anche noi? Il potere di una fragile scintilla come arma contro enormi e insolenti menzogne: è questo che affermiamo nella notte di Pasqua. Da secoli, questa piccola luce ha roso le bugie. La Pasqua non è un lieto fine, è solo un inizio. Non c’è niente di facile: niente di facile da credere, niente di semplice da vivere. Solo qualcosa che tremola nella notte. Ed è di questo che abbiamo bisogno. Ancora e ancora. Rallegriamoci: non è la notte la fine della storia.